Occhi Obliqui - Bz Akira Santjago



La via dell'uomo reale è quella del guerriero, di colui che intraprende la guerra a tutti i livelli e prima di tutto la guerra contro se stesso...
Gurdjieff

aggrappato con una sola mano, il buio intorno, interiore,
nuvole nere a coprire la volta celeste.. sotto di lui a 50m
l'oscurità e il ruggire rabbioso di un fiume, il respiro
debole e rigoli di sangue a colorare di rosso cupo il braccio
ferito.. il tachi smarrito in quell'abisso di tenebra...

dolore alle dita...

dall'alto una risata beffarda si prendeva gioco
di lui come solo il fato capriccioso può fare.
Un'entropia meccanica inconscia che sembra senziente,
malevole, partecipe, appare, sembra viva, ma è solo
disordine collettivo automatico... C'era Akira che
voleva vivere, che aveva paura, aggrappato allo sperone
roccioso con gli ultimi frammenti di volontà, aggrappato
al furioso dolore alle dita... e un Akira che sprezzante,
voleva cadere, volare, morire...

Quel ghigno sardonico dall'alto, quello sguardo
maligno ed eccitato dalla tortura, mentre con
la punta dello stivale continuava a lacerare
le sue dita... quell'eccitazione sonnolenta...
In quegli occhi un altro suo io lontano, ormai
piccolo e dormiente... un frammento di totalità egoista,
una tirannia che non vedeva, miope a se stessa...
Avrebbe potuto in un colpo di coda improvviso e rabbioso, 
slanciarsi con l'altro braccio, afferrarlo a una gamba, 
trascinarlo con se nell'abisso o recuperare la superfice, 
l'altra sua lama e piantargliela nel petto, agire, ma in quel momento 
gli sembrò tutto inutile, senza senso, si lasciò sedurre dalla morte e 
allentò lentamente la presa... cadde... cadde 
come addormentandosi, volando in quel vortice nero, mentre 
ad attenderlo c'era l'ira del fiume e la signora con la falce...

non dormire, ma arrendersi...

volava, cadeva... senza che tutta la sua vita scorresse
come un film nella sua mente ma assaporando ogni istante
del volo... consapevolezza, residui di adrenalina, nella sua mano,
il wakizashi, macchie di sangue fresco... cadeva, vorticando,
volava e vicino a lui in caduta libera, precipitava il corpo
immobile dell'uomo che prima dall'alto lo aveva torturato e deriso...

e nella resa, vincere....

non aveva avuto il tempo di reagire al suo ultimo
gesto d'amore guerriero...

veloce come un gatto nero, occhi verdi, era riuscito
a risalire in superfice afferrando gli arti inferiori
dell'uomo e subito, felino, facendo sua
la piccola lama inerme sul terreno, aveva colpito a morte e lacerato
il beffardo nemico capace in quell'istante di rendersi unicamente
conto di quanto piccolo fosse difronte alla paura della morte...

in quegli attimi, in quegli ultimi respiri di consapevolezza
per loro estremamente diversa, i due persero l'equilibrio
precipitando nell'abisso....

C'era Akira che voleva vivere, che aveva paura, aggrappato
allo sperone roccioso con gli ultimi suoi frammenti di volontà,
aggrappato al furioso dolore alle dita... e un Akira che sprezzante,
voleva cadere, volare, morire...

e c'era un Akira che... sprezzante alla morte, si arrendeva.. amando
ogni respiro della sua vita...

l'oscurità divenne rabbia schiumosa, oblio silenzioso,
freddo tenebroso....

Akira... apri gli occhi.. verdi e obliqui
, non vedeva nulla... ma era ancora vivo...
la piccola lama... nella sua mano...

bz akira santjago

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