la proto-scimmia
arrampicandosi
frettolosamente sul
suo ramo in fiore...
si agita, frenetica,
e urla...urla pazzia...

da quel ramo, riesce a
vedere...

intorno è come...
come un televisore rotto,
un turbine di punti
bianchi e neri...
di respiri fermi...
di odori strani...

è snow crash...

cè un tempo perfetto
per fare silenzio...
per riprendere colore...
il mio colore, in
una goccia di
sangue arterioso...

schermi vuoti
diffondono venefiche
distorsioni catodiche
e alterazioni cancerogene

è snow crash cerebrale
indotto, strumentale...

cè qualcosa...
qualcosa di nuovo, si muove,
e ho ancora sete...
la stessa sete
di sempre...

in quell'isola
su quel ramo, il lemure
continua a urlare,
...è solo
salta e urla...
urla...urla amore...

altri primati
raggiungono il loro
ramo fiorito...
e si voltano a guardare il sole..

è malattia delirante
morbo che dilaga,
pandemia paranoica
è snow crash inverso,
inquietudine da risveglio
fascinazione cromatica...

è snow crash

bz akira santjago


Prima di tutto devi usare le orecchie per togliere agli occhi una parte del loro fardello. Abbiamo usato gli occhi per giudicare il mondo fino dal giorno della nostra nascita. Agli altri e a noi stessi parliamo di cio' che vediamo. Il guerriero ne è consapevole e ascolta il mondo, ascolta i suoni del mondo... Carlos Castaneda

come lo specchio, suoni d'amore rifletto...

prendi me, vieni adesso,
prendi me... e al piu presto...

credere alla sorte, le mie gambe sono aperte,
vieni qui.. terremoto, nuoto e vedo, tra l'onda e un coito,
volare.. farfalle del caos e lontano all'orizzonte, un maremoto...
inchioda me, diavolo, sulla croce della città
di Ipocrisia... tra lacrime di fosforo bianco,
io, sbilenco, spiro, ispiro, mi alzo, arranco...

prendi me, vieni adesso,
ama me... e al più presto...

infetta me... di malattie per vendere vaccini,
è ora di colazione? latte in polvere per bambini!
un illusione che muore in un vortice emozionale di
una deliberata operazione di eugenetica multinazionale...

ma prendi me..
si, prendi me, vieni adesso,
su di me.. e al piu presto...

piove radioattiva, grassa eresia, grassa, mentre Dio è li..
mangia cenere da una fossa...
non cè cura a questa pornografia.. un altro me,
avversa difforme la follia del re globalista..
e danza nudo, davanti all'ingresso...
del castello di un sovrano matto
dove l'occhio orbo che vede, guarda fiori che appassiscono,
e poi fa crollare tutto...

prendi me, vieni adesso, fotti me...
al più presto...

prega te.. religioni per odiare,
penetrare e infine manipolare
diffondi in me, ideologie virali per separare
e idoli carismatici da venerare...
per finire e per morire, rendi me, docile, servo, servile,
automatico, edulcorato, dolcificato... allo zucchero bianco
industriale, assuefatto a un malanno soporifero
che avvelena lento e conduce in quell' oscuro mistero,
il verme senz'ali, inerme, verso il covo infero di messere Lucifero...

prendi me, vieni adesso,
demone nero... e al più presto...

ma lame di vita, per te, affilate, impazienti, aspettano..
tra mani di occhi di bambino, sincere, ammettono
e in una notte buia senza luna, note d'amore, riflettono...

bz akira santjago


La via dell'uomo reale è quella del guerriero, di colui che intraprende la guerra a tutti i livelli e prima di tutto la guerra contro se stesso...
Gurdjieff

aggrappato con una sola mano, il buio intorno, interiore,
nuvole nere a coprire la volta celeste.. sotto di lui a 50m
l'oscurità e il ruggire rabbioso di un fiume, il respiro
debole e rigoli di sangue a colorare di rosso cupo il braccio
ferito.. il tachi smarrito in quell'abisso di tenebra...

dolore alle dita...

dall'alto una risata beffarda si prendeva gioco
di lui come solo il fato capriccioso può fare.
Un'entropia meccanica inconscia che sembra senziente,
malevole, partecipe, appare, sembra viva, ma è solo
disordine collettivo automatico... C'era Akira che
voleva vivere, che aveva paura, aggrappato allo sperone
roccioso con gli ultimi frammenti di volontà, aggrappato
al furioso dolore alle dita... e un Akira che sprezzante,
voleva cadere, volare, morire...

Quel ghigno sardonico dall'alto, quello sguardo
maligno ed eccitato dalla tortura, mentre con
la punta dello stivale continuava a lacerare
le sue dita... quell'eccitazione sonnolenta...
In quegli occhi un altro suo io lontano, ormai
piccolo e dormiente... un frammento di totalità egoista,
una tirannia che non vedeva, miope a se stessa...
Avrebbe potuto in un colpo di coda improvviso e rabbioso, 
slanciarsi con l'altro braccio, afferrarlo a una gamba, 
trascinarlo con se nell'abisso o recuperare la superfice, 
l'altra sua lama e piantargliela nel petto, agire, ma in quel momento 
gli sembrò tutto inutile, senza senso, si lasciò sedurre dalla morte e 
allentò lentamente la presa... cadde... cadde 
come addormentandosi, volando in quel vortice nero, mentre 
ad attenderlo c'era l'ira del fiume e la signora con la falce...

non dormire, ma arrendersi...

volava, cadeva... senza che tutta la sua vita scorresse
come un film nella sua mente ma assaporando ogni istante
del volo... consapevolezza, residui di adrenalina, nella sua mano,
il wakizashi, macchie di sangue fresco... cadeva, vorticando,
volava e vicino a lui in caduta libera, precipitava il corpo
immobile dell'uomo che prima dall'alto lo aveva torturato e deriso...

e nella resa, vincere....

non aveva avuto il tempo di reagire al suo ultimo
gesto d'amore guerriero...

veloce come un gatto nero, occhi verdi, era riuscito
a risalire in superfice afferrando gli arti inferiori
dell'uomo e subito, felino, facendo sua
la piccola lama inerme sul terreno, aveva colpito a morte e lacerato
il beffardo nemico capace in quell'istante di rendersi unicamente
conto di quanto piccolo fosse difronte alla paura della morte...

in quegli attimi, in quegli ultimi respiri di consapevolezza
per loro estremamente diversa, i due persero l'equilibrio
precipitando nell'abisso....

C'era Akira che voleva vivere, che aveva paura, aggrappato
allo sperone roccioso con gli ultimi suoi frammenti di volontà,
aggrappato al furioso dolore alle dita... e un Akira che sprezzante,
voleva cadere, volare, morire...

e c'era un Akira che... sprezzante alla morte, si arrendeva.. amando
ogni respiro della sua vita...

l'oscurità divenne rabbia schiumosa, oblio silenzioso,
freddo tenebroso....

Akira... apri gli occhi.. verdi e obliqui
, non vedeva nulla... ma era ancora vivo...
la piccola lama... nella sua mano...

bz akira santjago
Marija Damjanovic

"Dove sta il diavolo c'è Babilonia. Ma il diavolo non ha alcun potere su di me: quando viene da me gli stringo la mano. Jah mi protegge, Lui ha detto: Non temere, non aver paura". Bob Marley

luci nere bruciano, nella città di Babilonia...
messe nere bruciano, come occhi del cieco, dischiudono...

tra code di serpente, di idoli corrotti, profeti terminali,
le falene cadono, in una pioggia di cenere ipnotica,
di povera stupidità... chimica, semiotica
e sul letto, una donna appassita, violenta la vita nemica
e con i capezzoli gioca..

cuore di corvo, indigena luna, rischiara, aiuta
sputa in una mano, poi incerto... si inchina, saluta...
orbo, sorride e guarda in un occhio nascosto, lontano,
e con lo sguardo, ama, rifiuta paura, veleno...

del diavolo un sussurro, in un bisbiglio rauco
si offende, dormiente, la tenia nello stomaco
mentre muore il prete che non ha mai vissuto la
sua preghiera e questo cielo serico, di rima cristallo,
pensiero alcolico e cuore metallo...

e vivo un giardino di isometrica poesia,
che cresce saturo d'amore e senza malattia
tra il miagolare notturno, di amante felino e
il pulsare incessante di un intuito, che monta divino...

inchiostro nero, nasconde la pelle, diffonde il virus di questa rabbia sana,
per le strade del controllo, tra mura di una paura malsana,
di una città che dorme, decade e muore nella sua nudità oscena,
di scarlatta puttana...

luci nere bruciano, nella città di Babilonia...
luci nere bruciano...
piedi di argilla e ferro... disgregano...

messe nere bruciano, come occhi chiusi, non vedono,
e poi... e poi, dischiudono...

e lui è li, braccia aperte, occhi chiusi verso
un'indigena luna, respira luce, illumina, spezza la catena...
indigena luna, cuore di corvo, vive, respira su Babilonia...

(a un amico affine che non cè più)

bz akira santjago

Ingredienti "Indigena Luna" :
- isometrie notturne
- fusa di gatto
- Megadeth, Black Sabbath